È iniziato questa mattina il processo a carico dell’infermiera dell’ospedale San Giovanni Di Dio di Fondi che avrebbe immerso una neonata subito dopo il parto nell’acqua bollente procurandole ustioni di secondo e terzo grado. La donna, Gaetana V., risponde di lesioni gravissime: la piccola, che oggi ha due anni e mezzo, ha riportato anche l’amputazione di tre dita dei piedi. Oggi subisce un intervento dopo l’altro per garantirle la mobilità delle gambe.
L’udienza davanti al giudice Giorgia Castriota è iniziata alla presenza della famiglia della piccola, assistita dagli avvocati Roberto e Benedetto Guglielmo. L’infermiera, difesa dall’avvocato Pasquale Di Gabriele, invece, non si è presentata. Dopo una breve fase preliminare il processo è stato rinviato al 6 dicembre prossimo, quando verranno ammesse le parti civili: oltre ai genitori di Alina (nome di fantasia per tutelare la bambina), anche la nonna.
Proseguono intanto le trattative per il risarcimento con la Asl e l’assicurazione dell’ospedale. Ottenere il denaro, è stato chiesto un milione di euro, permetterebbe alla famiglia di Alina di sostenere tutte le cure necessarie e almeno a stare tranquilla dal punto di vista economico. La piccola subisce dovrà sottoporsi ancora a molteplici interventi che potranno arginare i danni causati da quel primo bagno nell’acqua bollente.
I fatti sono accaduti poco prima del Natale 2014. Mezz’ora dopo il parto la piccola era già in viaggio per il Bambino Gesù di Roma, una corsa contro il tempo per salvarle la vita. Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Simona Gentile, erano partite subito dopo la denuncia dei genitori. Le ustioni avevano riguardato il 35 per cento del corpo ed erano state giudicate guaribili in un tempo superiore ai 40 giorni e avrebbero prodotto l’indebolimento permanente di sistemi organo funzionali e in particolare le funzioni estetica, deambulatoria e sessuale.