Lo scorso aprile il sindaco di Roma Virginia Raggi aveva autorizzato la trascrizione, nei registri di stato civile, di un certificato di nascita rilasciato in Canada, dove due uomini italiani avevano concepito un bambino con una madre surrogata attraverso il seme di uno dei due.
La Procura di Roma, la scorsa settimana ha impugnato l’atto del sindaco Raggi presso il Tribunale Civile ed il procuratore capo, Giuseppe Pignatone, ha firmato, successivamente, il ricorso per l’illegittimo riconoscimento in Italia dei bimbi nati all’estero attraverso la maternità surrogata da genitori omosessuali.
Le nostre leggi vietano la maternità surrogata che “non può produrre conseguenze giuridiche nel nostro ordinamento solo perché compiuta all’estero”.
L’attuale legge italiana, spiega la Procura prevede “la bigenitorialità fondata sulla diversità di genere” e non si capisce come ad un bambino “possa vedersi attribuita, surrettiziamente, la qualità di figlio di un altro padre per la sola ragione che il suo padre biologico ha un rapporto di unione con un altro uomo”.
Tutto ciò a salvaguardia del supremo interesse del minore poiché, si domanda sempre il Procuratore Pignatone, “cosa accadrebbe se il secondo padre cessasse di essere unito al primo? Potrebbe chiedere il disconoscimento del bimbo che artificiosamente è stato iscritto nei registri anagrafici?”.